Per decenni siamo stati vittime di un lavaggio del cervello che probabilmente sarà raccontato nei libri di storia come il più grande complotto nei confronti di un essere vivente che sia mai avvenuto: quello del proibizionismo nei confronti della canapa. Pianta che in realtà è la migliore alleata che abbiamo a disposizione per l’economia, per l’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici e per milioni di pazienti affetti dalle patologie più disparate e spesso altamente invalidanti. Oggi è al centro della ricerca medico-scientifica, contribuisce a risanare economie disastrate a suon di miliardi di dollari e si sta affermando come una risorsa pressoché inesauribile in grado di sostituire i derivati del petrolio e sposarsi perfettamente con i principi dell’economia circolare. La canapa infatti non è solo una medicina o una sostanza usata a livello spirituale o ricreativo. Considerata come il maiale vegetale, perché può essere utilizzata in ogni sua parte, la cannabis è cibo nutraceutico, carta di ottima qualità per invertire la deforestazione, un materiale per la bioedilizia per costruire case a bolletta zero e consumi ridotti, un tessuto performante, resistente e naturale, bioplastica biodegradabile, oltre che un materiale futuristico per le automobili di domani e per stoccare energia, contribuendo, anche solo crescendo, a depurare la terra da inquinanti e metalli pesanti e togliendo enormi quantitativi di CO2 dall’atmosfera.